dott. Marco Cesare Giussani
Pediatra di famiglia
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la febbre

Data ultima modifica: 29/9/2013
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che cos'è la febbre, cosa fare e cosa non fare

La febbre consiste nell’innalzamento della temperatura corporea rispetto alla “normalità” che in generale è compresa tra i 36° e i 37° C. Se si misura la temperatura sotto l’ascella, si parla di febbre quando il termometro supera i 37° C, mentre se la si misura nel retto o nell’orecchio deve superare i 37,5° C.

Molti genitori sono convinti che il rialzo febbrile sia di per sé una malattia o addirittura possa essere causa di danno cerebrale. In realtà la febbre è solo un sintomo e rappresenta una reazione di difesa del nostro organismo a varie cause fra cui le infezioni (virali, batteriche o da altri microrganismi patogeni), che spesso colpiscono i bambini, soprattutto nelle prime epoche della vita. Tuttavia la temperatura corporea dei bambini può aumentare anche per altri motivi come il caldo, la prolungata esposizione al sole, al risveglio del mattino, dopo un pianto o uno sforzo prolungato, dopo i pasti o dopo aver bevuto bevande calde.  La temperatura può aumentare anche per reazione a farmaci (per es. dopo le vaccinazioni) o sostanze tossiche; può precedere, accompagnare o seguire l’eruzione di un dentino. In quest’ultimo caso il bambino non presenta alcun altro sintomo, stiamo però attenti a non attribuire ai denti la responsabilità di febbri superiori a 38,5° – 39° gradi che perdurano nei giorni.

La febbre è il motivo più frequente di preoccupazione per le famiglie e di chiamata del pediatra. E’ anche la causa più frequente di accesso al pronto soccorso.

Anche se la febbre è un solo sintomo spesso determina, di per sé, astenia (stanchezza), malessere, ridotta efficienza mentale, cefalea, inappetenza, stipsi (da rallentato transito intestinale), nausea e/o vomito (da “acidosi”) , dolori diffusi muscolari e/o articolari.

Nella valutazione di un bambino febbrile si deve dare importanza soprattutto a semplici dati oggettivi, che vanno riferiti – possibilmente con precisione – al pediatra. Il criterio è uno: “come sta il bambino?” Ricordatevi che vostro figlio lo conoscete più voi di chiunque altro, solo voi siete in grado di dare risposte che sono fondamentali, per il pediatra, nella valutazione dello stato febbrile e generale del bimbo. In linea di massima state tranquilli se il bambino, anche se ha febbre, “sta bene” (gioca, salta, “mangiucchia”, è attivo e risponde agli stimoli ambientali); viceversa iniziate a preoccuparvi se il bambino è “mogio” sofferente o abbattuto anche quando la febbre scende dopo aver somministrato un antipiretico. Preoccupatevi se inizia a muoversi poco o a non rispondere agli stimoli, anche dopo che la temperatura è scesa. Altro criterio di preoccupazione, anche in assenza di febbre, è l’alterata respirazione come una frequenza superiore ai 40-50 al minuto o una difficoltà a respirare.  È importante considerare anche il fattore età. Nel bambino sotto i sei mesi la febbre può essere una buona ragione per il ricovero ospedaliero, mentre tra i sei mesi e l’anno è opportuna comunque una visita pediatrica in tempi abbastanza brevi.

Spesso, la causa della febbre non è evidenziabile ad una visita effettuata troppo precocemente. L’intervallo di tempo tra la comparsa della febbre ed i segni della malattia che la provoca può essere di 24 ore ed oltre (come è il caso di molte bronchiti o “piccole” broncopolmoniti” che compaiono in fase di risoluzione della febbre).  Quindi una visita precoce può non essere in grado di far porre la diagnosi che diverrà chiara solo dopo qualche giorno. 

Di seguito alcuni consigli:

-       Non si misura la febbre se: il bambino sta bene, gioca, mangia, dorme e salta per la casa. In ogni caso non va misurata subito dopo il risveglio, durante il pianto, dopo i pasti, dopo una corsa ecc.

-       La febbre si misura:

sotto l’ascella (richiede collaborazione), all’inguine, nell’ano (richiede accortezza).

-       Il termometro può essere:

A mercurio più affidabile ma ormai non più in commercio o elettronico leggermente meno affidabile. Le strisce a “cristalli liquidi” sono poco precise. Il  termometro auricolare è consigliato da alcuni pediatri (è rapido e consente di misurare la temperatura rapidamente) ma richiede una certa pratica ed è fuorviante in caso di otite.

-       Inutile forzare il bimbo a mangiare:

E’ normale non aver voglia di mangiare in corso di malattia. E’ consigliabile proporre piccoli pasti, facilmente digeribili. Il bambino riprenderà spontaneamente a chiedere cibo man mano che la malattia evolverà verso la guarigione.

-       Offrire da bere:

è un ottimo rimedio per combattere la febbre, fa parte dell’armamentario terapeutico al pari dei farmaci.

-       Non coprire troppo il bambino

E’ necessario rispettare il “ciclo della febbre”: quando la febbre sale, soprattutto se sale rapidamente, il bambino può avere freddo e manifestarlo con dei “brividi”. In questo caso è opportuno coprirlo. Mentre, quando la temperatura si è “stabilizzata” ed il piccolo non manifesta più i “brividi”, è meglio favorire la dispersione del calore evitando vestiti o coperte pesanti. 

-       Terapia fisica della febbre:

Non usare il ghiaccio in testa per far scendere la febbre.  Non usare impacchi di alcol.  Solo in alcuni casi vanno bene invece gli strofinacci bagnati con acqua, posti alla fronte, alle braccia ed alle gambe (“spugnature”).

-       Quando dare dei farmaci per abbassare la febbre:

La febbre non necessita di essere abbassata se il bimbo la tollera bene. Anzi la febbre aiuta l’organismo a combattere meglio virus e batteri. Unico scopo dei farmaci antifebbrili è quello di far stare meglio il bambino. La scelta di abbassare la febbre deve essere presa in base a come sta il bambino e solo se la febbre supera i 38°C (ascellare) o 38.5°C (rettale). 

-       Quali farmaci:

In età pediatrica si utilizza preferibilmente il paracetamolo (es. Tachipirina). Farmaco alternativo, sufficientemente studiato in età pediatrica per efficacia e sicurezza,  è l’Ibuprofene (es. Nurofen). Obiettivo della terapia non è quello di togliere completamente la febbre ma semplicemente di abbassare la temperatura di 1-2 gradi.

-       Quali farmaci non dare:

L’acido acetilsalicilico (aspirina) non deve essere usato fino ai 15 anni di età perché il suo uso può essere associato ala gravissima, seppur rara, la sindrome di Reye. La Noramidopirina in gocce (Novalgina) può provocare, seppur raramente, una riduzione dei globuli bianchi (agranulocitosi). Non utilizzare farmaci anti-infiammatori per adulti (se non su indicazione del vostro pediatra) per i possibili effetti collaterali a carico dell’apparato gastrointestinale o altri tipi di  reazioni avverse.

-       Il bambino con la febbre può uscire?

E’ assolutamente infondato il timore che fare uscire un bambino con febbre comporti dei problemi. Chiaramente non è il caso di portarlo ai giardinetti, al mare o a fare una gita.  Può uscire, invece, per andare all’ambulatorio del pediatra oppure a casa dei nonni se i genitori devono andare a lavorare. D’altronde tutti i genitori accompagnano il bambino con febbre in ospedale, nei giorni festivi se non rintracciano il loro pediatra o quando si trovano in vacanza fuori città.

-        Quando si contatta il pediatra:

tenete a portata di mano carta e penna per appuntare eventuali consigli telefonici.

riferite il peso e l’età del vostro bimbo.

riferite la temperatura e dove avete misurato la temperatura

riferite la durata della febbre

riferite con precisione gli eventuali sintomi presenti

riferite eventuali farmaci somministrati (tutti: convenzionali, fitoterapici, omeopatici etc.)

riferite se il bambino ha avuto, nei giorni precedenti, contatti con altre persone malate.

 


 


 


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