La febbre consiste
nell’innalzamento della temperatura corporea rispetto alla “normalità” che in
generale è compresa tra i 36° e i 37° C. Se si misura la temperatura sotto
l’ascella, si parla di febbre quando il termometro supera i 37° C, mentre se la
si misura nel retto o nell’orecchio deve superare i 37,5° C.
Molti genitori sono
convinti che il rialzo febbrile sia di per sé una malattia o addirittura possa
essere causa di danno cerebrale. In realtà la febbre è solo un sintomo e
rappresenta una reazione di difesa del nostro organismo a varie cause fra cui
le infezioni (virali, batteriche o da altri microrganismi patogeni), che spesso
colpiscono i bambini, soprattutto nelle prime epoche della vita. Tuttavia la
temperatura corporea dei bambini può aumentare anche per altri motivi come il
caldo, la prolungata esposizione al sole, al risveglio del mattino, dopo un
pianto o uno sforzo prolungato, dopo i pasti o dopo aver bevuto bevande
calde. La temperatura può aumentare anche per reazione a farmaci (per es.
dopo le vaccinazioni) o sostanze tossiche; può precedere, accompagnare o
seguire l’eruzione di un dentino. In quest’ultimo caso il bambino non presenta
alcun altro sintomo, stiamo però attenti a non attribuire ai denti la
responsabilità di febbri superiori a 38,5° – 39° gradi che perdurano nei
giorni.
La febbre è il motivo
più frequente di preoccupazione per le famiglie e di chiamata del pediatra. E’
anche la causa più frequente di accesso al pronto soccorso.
Anche se la febbre è
un solo sintomo spesso determina, di per sé, astenia (stanchezza), malessere,
ridotta efficienza mentale, cefalea, inappetenza, stipsi (da rallentato
transito intestinale), nausea e/o vomito (da “acidosi”) , dolori diffusi muscolari
e/o articolari.
Nella valutazione di un bambino febbrile si deve dare importanza
soprattutto a semplici dati oggettivi, che vanno riferiti – possibilmente con
precisione – al pediatra. Il criterio è uno: “come sta il bambino?” Ricordatevi
che vostro figlio lo conoscete più voi di chiunque altro, solo voi siete in
grado di dare risposte che sono fondamentali, per il pediatra, nella
valutazione dello stato febbrile e generale del bimbo. In linea di massima
state tranquilli se il bambino, anche se ha febbre, “sta bene” (gioca, salta,
“mangiucchia”, è attivo e risponde agli stimoli ambientali); viceversa iniziate
a preoccuparvi se il bambino è “mogio” sofferente o abbattuto anche quando la
febbre scende dopo aver somministrato un antipiretico. Preoccupatevi se inizia
a muoversi poco o a non rispondere agli stimoli, anche dopo che la temperatura
è scesa. Altro criterio di preoccupazione, anche in assenza di febbre, è
l’alterata respirazione come una frequenza superiore ai 40-50 al minuto o una
difficoltà a respirare. È importante considerare anche il fattore età. Nel
bambino sotto i sei mesi la febbre può essere una buona ragione per il ricovero
ospedaliero, mentre tra i sei mesi e l’anno è opportuna comunque una visita
pediatrica in tempi abbastanza brevi.
Spesso, la causa della
febbre non è evidenziabile ad una visita effettuata troppo precocemente.
L’intervallo di tempo tra la comparsa della febbre ed i segni della malattia
che la provoca può essere di 24 ore ed oltre (come è il caso di molte bronchiti
o “piccole” broncopolmoniti” che compaiono in fase di risoluzione della
febbre). Quindi una visita precoce può non essere in grado di far porre
la diagnosi che diverrà chiara solo dopo qualche giorno.
Di seguito alcuni
consigli:
- Non si misura la febbre se:
il bambino sta bene, gioca, mangia, dorme e salta per la casa. In ogni caso non
va misurata subito dopo il risveglio, durante il pianto, dopo i pasti, dopo una
corsa ecc.
- La febbre si misura:
sotto l’ascella
(richiede collaborazione), all’inguine, nell’ano (richiede accortezza).
- Il termometro può essere:
A mercurio più
affidabile ma ormai non più in commercio o elettronico leggermente meno
affidabile. Le strisce a “cristalli liquidi” sono poco precise. Il
termometro auricolare è consigliato da alcuni pediatri (è rapido e consente di
misurare la temperatura rapidamente) ma richiede una certa pratica ed è
fuorviante in caso di otite.
- Inutile forzare il bimbo a
mangiare:
E’ normale non aver
voglia di mangiare in corso di malattia. E’ consigliabile proporre piccoli pasti,
facilmente digeribili. Il bambino riprenderà spontaneamente a chiedere cibo man
mano che la malattia evolverà verso la guarigione.
- Offrire da bere:
è un ottimo rimedio
per combattere la febbre, fa parte dell’armamentario terapeutico al pari dei
farmaci.
- Non coprire troppo il bambino
E’ necessario
rispettare il “ciclo della febbre”: quando la febbre sale, soprattutto se sale
rapidamente, il bambino può avere freddo e manifestarlo con dei “brividi”. In
questo caso è opportuno coprirlo. Mentre, quando la temperatura si è
“stabilizzata” ed il piccolo non manifesta più i “brividi”, è meglio favorire
la dispersione del calore evitando vestiti o coperte pesanti.
- Terapia fisica della febbre:
Non usare il ghiaccio
in testa per far scendere la febbre. Non usare impacchi di alcol.
Solo in alcuni casi vanno bene invece gli strofinacci bagnati con acqua, posti
alla fronte, alle braccia ed alle gambe (“spugnature”).
- Quando dare dei farmaci per
abbassare la febbre:
La febbre non
necessita di essere abbassata se il bimbo la tollera bene. Anzi la febbre aiuta
l’organismo a combattere meglio virus e batteri. Unico scopo dei farmaci
antifebbrili è quello di far stare meglio il bambino. La scelta di abbassare la
febbre deve essere presa in base a come sta il bambino e solo se la febbre
supera i 38°C
(ascellare) o 38.5°C
(rettale).
- Quali farmaci:
In età pediatrica si
utilizza preferibilmente il paracetamolo (es. Tachipirina). Farmaco
alternativo, sufficientemente studiato in età pediatrica per efficacia e
sicurezza, è l’Ibuprofene (es. Nurofen).
Obiettivo della terapia non è quello di togliere completamente la febbre ma
semplicemente di abbassare la temperatura di 1-2 gradi.
- Quali farmaci non dare:
L’acido
acetilsalicilico (aspirina) non deve essere usato fino ai 15 anni di età perché
il suo uso può essere associato ala gravissima, seppur rara, la sindrome di
Reye. La Noramidopirina in gocce (Novalgina) può provocare, seppur raramente, una riduzione
dei globuli bianchi (agranulocitosi). Non utilizzare farmaci anti-infiammatori
per adulti (se non su indicazione del vostro pediatra) per i possibili effetti
collaterali a carico dell’apparato gastrointestinale o altri tipi di
reazioni avverse.
- Il bambino con la febbre può
uscire?
E’ assolutamente infondato
il timore che fare uscire un bambino con febbre comporti dei problemi.
Chiaramente non è il caso di portarlo ai giardinetti, al mare o a fare una
gita. Può uscire, invece, per andare all’ambulatorio del pediatra oppure
a casa dei nonni se i genitori devono andare a lavorare. D’altronde tutti i
genitori accompagnano il bambino con febbre in ospedale, nei giorni festivi se
non rintracciano il loro pediatra o quando si trovano in vacanza fuori città.
- Quando si contatta il pediatra:
tenete
a portata di mano carta e penna per appuntare eventuali consigli telefonici.
riferite
il peso e l’età del vostro bimbo.
riferite
la temperatura e dove avete misurato la temperatura
riferite
la durata della febbre
riferite
con precisione gli eventuali sintomi presenti
riferite
eventuali farmaci somministrati (tutti: convenzionali, fitoterapici, omeopatici
etc.)
riferite se il bambino
ha avuto, nei giorni precedenti, contatti con altre persone malate.