|
|
E ... come enuresi
Data ultima modifica: 16/9/2013
|
|
Enuresi significa "fare la pipì a letto".
Enuresi è una parola difficile che significa “fare la pipì a letto”. È ovvio che i bambini più piccoli non hanno il controllo della vescica, che semplicemente si svuota quando è piena. La maggior parte dei bambini raggiunge il controllo della pipì durante il giorno intorno ai 3-4 anni ma per arrivare anche a quello notturno potrebbero essere necessari ancora alcuni mesi. Pertanto si può parlare di enuresi solo dopo l’età di sei anni. Il controllo vescicale notturno si raggiunge progressivamente, per esempio a 3 anni circa il 40% dei bambini bagna il letto, a 6 il 10%, a 10 il 5% e a 12 circa il 3%. Quindi il fenomeno va incontro a una spontanea regressione al ritmo di circa il 14-15% all’anno, tuttavia ancora molti giovani a 18 anni hanno ancora il problema (circa l’1%). Esiste una chiara predisposizione familiare, si stima infatti che l’enuresi interessa il 43% dei figli di padri enuretici, il 36% di figli di madri enuretiche e quando il problema è stato presente in entrambi i genitori circa il 77% dei bambini lo presentano. L’enuresi, nella stragrande maggioranza dei casi, non è un fenomeno causato da difficoltà nella sfera psichica ma, con l’andare del tempo, può causare un disagio psicologico anche in relazione a come la famiglia e l’ambiente che circonda il ragazzo vive il problema. Spesso l’enuresi crea vergogna, per cui spesso i ragazzi e le loro famiglie non ne parlano nemmeno con il medico. Al contrario il pediatra può essere in grado di valutare correttamente il problema e di mettere in atto una serie di misure per aiutare a risolverlo. E’ quindi consigliabile consultare il proprio pediatra se dopo i sei anni il bambino non ha ancora raggiunto la continenza vescicale durante la notte, per una valutazione diagnostica e decidere, con il bambino e la sua famiglia, se è opportuno iniziare o procrastinare un trattamento.
|
|
|
|
|
|
|
|